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Politiche fiscali. Le risposte dell’OCSE al COVID-19
L’OCSE ha pubblicato un nuovo report relativo alle politiche tributarie e fiscali da adottare in contrasto alle problematiche economiche emerse durante la pandemia coronavirus e quelle da adottare alla fine della crisi
Il 15 aprile l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha rilasciato il report “Tax and Fiscal Policy in Response to the Coronavirus Crisis: Strengthening Confidence and Resilience”. L’obiettivo è quello di fornire agli Stati maggiormente colpiti un ventaglio di politiche fiscali che possano rallentare l’impatto economico negativo.
Il report è stato preparato in risposta alla richiesta effettuata dalla presidenza Saudita del G20, in occasione del vertice straordinario sul COVID. Il progetto è stato presentato in una riunione virtuale tra i Ministri delle Finanze del G20 e il governatore della Banca Centrale di Washington.
In conferenza stampa, Angel Gurrìa, Segretario Generale dell’OCSE, ha ribadito le intenzioni dell’Organizzazione di coadiuvare gli Stati nella formulazione di politiche di contrasto al COVID. Nel report vengono riportate più di 700 misure che gli stati possono adottare per
1. supportare le imprese in difficoltà;
2. aiutare le famiglie;
3. preservare gli impieghi.
Di seguito, si analizzano i principali lineamenti delle proposte avanzate dall’OCSE per far fronte alla crisi COVID-19.
Il Report dell’OCSE
La prima parte del documento è dedicata al contesto politico e, in particolare, all’impatto economico del COVID sull’economia. La grande incertezza su gravità, contagiosità e oppugnabilità del virus ha portato grandi sconvolgimenti in diverse nazioni. A tal fine, l’OCSE sottolinea la priorità del contenimento del virus, da accompagnare al contenimento dei danni economici.
Successivamente, il report passa in rassegna le recenti misure adottate dagli Stati. I tratti comuni delle misure finora adottate si caratterizzano principalmente nell’orizzonte temporale e nelle tipologie. Difatti, tutte le misure si configurano come politiche di breve termine, per lo più prestiti e garanzie per far fronte a crisi di liquidità. Tuttavia, il livello di generosità di queste misure varia fortemente tra le diverse nazioni. Il grafico sottostante riporta il livello di investimenti in prestiti, garanzie e altri tipi di debito dei Paesi che hanno investito di più.
Grafico 1. Livelli di investimento in prestiti, garanzie e altri tipi di debito.
Fonte: OECD, TAX AND FISCAL POLICY IN RESPONSE TO THE CORONAVIRUS CRISIS, 15 Aprile 2020
L’OCSE divide poi le politiche suggerite in base al momento di adozione. Distingue, pertanto, le misure da adottare in fase di contenimento da quelle da adottare in fase di ripresa.
Nella prima fase si raccomandano azioni decisive e sostanziose, al fine di evitare esborsi ulteriori nel tempo. Queste dovrebbero essere dirette al mantenimento di famiglie e imprese. Inoltre, l’OCSE suggerisce di accompagnare tali misure a politiche monetarie coordinate o altre leve finanziarie. Tutto questo, ovviamente, tenendo d’occhio il livello di debito pubblico.
Nella fase di ripresa, appare chiaro che le misure dovranno avere obiettivi di lungo termine. In caso di riprese anemiche, l’OCSE raccomanda di prolungare gli effetti delle politiche fiscali espansive. Inoltre, occorrerà che il ritorno a regimi fiscali ordinari sia graduale, per evitare di incappare in un “effetto Seneca”. Un debito tributario eccessivo in fase di risalita potrebbe determinare un collasso delle imprese.
Il report si conclude con alcune previsioni sugli impatti che il virus avrà sulle entrate degli Stati e sulle finanze pubbliche. Le congetture siano per lo più negative, con forti prospettive di decrescita, e l’effetto sarà globale. Pertanto, l’OCSE spera che gli Stati si concentreranno su soluzioni innovative e coordinate, che includano le organizzazioni internazionali.
Report OCSE, disponibile in lingua inglese
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