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A Milano, la mostra di Tiziano con mille sfaccettature di bellezza e sensualità.

Giornalista. Docente specializzata in analisi del comportamento per il recupero degli studenti con disabilità intellettiva.
Tutor specializzato per il supporto di ragazzi con disturbi specifici dell’apprendimento.

Tiziano Vecellio

Dal 23 febbraio al 5 giugno 2022 è in programma al Palazzo Reale di Milano una grande mostra dedicata al maestro veneto del colore Tiziano Vecellio, intitolata “Tiziano e l’immagine della donna nel Cinquecento veneziano”.

Le opere esposte al Palazzo Reale di Milano sono all’incirca un centinaio di cui 16 dipinti appartengono a Tiziano; oltre ad avere un grande pregio artistico invitano gli spettatori a riflettere su un argomento molto attuale: il ruolo svolto dalle donne nella società.

Tiziano nacque a Pieve di Cadore, un paesino in provincia di Belluno. Ancora bambino i genitori, decisero di mandarlo con il fratello a Venezia, nella bottega di Bellini, dove apprese l’arte della pittura ad olio. Nel 1513 Tiziano rifiutò l’invito di papa Leone X di recarsi a Roma e preferì di rimanere in Laguna. La gratitudine dei veneziani fu grande e nel 1516 fu nominato pittore ufficiale della Serenissima dove trascorse tutta la sua vita. Morì nel 1576 a causa della seconda ondata di peste.

La carriera artistica di Tiziano fu fortemente influenzata dall’estetica rinascimentale. Nel corso del Cinquecento, in particolare, si determinò il superamento di alcuni stereotipi medioevali riguardanti la figura femminile. La società medievale, infatti, riteneva le donne incapaci di badare a sé stesse e per questo motivo dovevano sempre essere soggette ad un uomo. La vita di una donna era condizionata fin dalla nascita e le uniche a godere di un trattamento privilegiato erano le donne della borghesia, la classe intermedia.

Durante il Rinascimento la condizione femminile nelle classi medio-alte migliorò sensibilmente e le donne potevano avere un’istruzione. A Venezia, in particolare, le donne non potendo ricoprire incarichi pubblici ufficiali, non erano del tutto escluse dalla gestione della res pubblica, e non di rado esercitavano un potere anche molto forte. Le donne veneziane furono molto attive anche nel campo dell’arte, basti pensare che a Venezia già nel Quattrocento erano attive scrittrici e poetesse che realizzavano opere in versi, dialoghi e opere contro il mito misogino di Eva che attribuiva alle donne ogni tipo di guai. Queste donne, erudite ed emancipate, con i loro scritti diedero vita a discussioni note come “querelle des femmes”, ovvero discussioni intellettuali di genere, nelle quali possiamo ravvisare il più importante esempio di movimento “proto-femminista” precedente allo scoppio della Rivoluzione francese.

Tra queste, raffinate intellettuali, ricordiamo Moderata Fonte che si distinse per la modernità del dialogo intitolato” Il merito delle donne” e Lucrezia Marinelli, autrice del discorso “La nobiltà et l’eccellenza delle donne”. Donne coraggiose e anticonformiste che, in un’epoca dominata dalla cultura maschile, trovarono il coraggio di mettere in discussione la superiorità dell’uomo.

Le donne dell’alta aristocrazia veneziana furono libere ed emancipate tanto è vero che, già nel corso del XVI secolo, godevano di diritti inconsueti come quello di gestire la propria dote ed eredità e, alla morte del marito, decidere in autonomia sul suo patrimonio e sul lascito da destinare ai figli. Le cortigiane, ad esempio, furono donne molto libere e potenti, nella società lagunare, e alcune di esse divennero particolarmente note nell’alta società della Serenissima.

Questa nuova visione della donna porta vari artisti, tra cui Tiziano, a renderle protagoniste delle proprie opere. Le donne raffigurate dal maestro, infatti, sono morbide e sensuali, portatrici di un nuovo concetto di sensualità che raggiunge il suo culmine in capolavori come la Venere di Urbino, la cui potenza iconografica influenzò profondamente tre secoli dopo l’Olympia di Manet. Tuttavia anche a Venezia, come in tutte le Signorie rinascimentali, vigeva l’abitudine dei matrimoni combinati. A tal proposito era considerato molto sconveniente regalare ritratti femminili ai promessi sposi per “solleticare i loro desideri”. Per questo motivo Tiziano dipinse soprattutto donne comuni, ad eccezione di Isabella d’Este, marchesa di Mantova e “maestra di eleganza” e di sua figlia Eleonora Gonzaga, duchessa di Urbino.

In questo ambiente, saturo di suggestioni e di bellezza, molti furono i poeti e gli umanisti che dedicarono le loro opere a queste donne affascinanti e sensuali, tra di essi ricordiamo: Pietro Bembo, Ludovico Ariosto e Pietro Aretino.

A questo universo letterario si collega la mostra di Tiziano a Palazzo Reale. Si propone agli spettatori una rappresentazione, a tutto tondo, della figura femminile raccontata attraverso mille sfaccettature di bellezza e sensualità. Sculture, gioielli (da non perdere di ammirare le due magnifiche collane realizzate alla corte di Innsbruck, in vetro e metallo) e libri tipici dell’epoca sono esposti per esprimere l’idea di sensualità, eleganza e bellezza che artisti come Tiziano, Giorgione, Tintoretto o Paolo Veronese rappresentarono nei loro dipinti.

Tra le opere, presenti in mostra, bisogna menzionare la “Laura” (1506) di Giorgione dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, la “Giuditta” (1512) di Lotto dal BNL Gruppo BNP Paribas di Roma, “La tentazione di Adamo ed Eva” (1550-1553 circa) dipinta dal Tintoretto aprirà la mostra insieme alla “Madonna col Bambino” di Tiziano, “Ritratto di Eleonora Gonzaga della Rovere” (1537 circa) dalla Gallerie degli Uffizi di Firenze; “Isabella d’Este in nero”(1534-1536 circa),”Venere, Marte e Amore” (1550 circa), “Danae”(post 1554), “Ritratto di giovinetta” (1545 circa) del Museo di Capodimonte a Napoli; “Giovane donna con cappello piumato”(1534-1536) dall’Ermitage di San Pietroburgo.

L’opera, che è uno dei tre ritratti realizzati fra il 1534 e il 1536 alla stessa modella, che appare via via sempre più scoperta, rappresentata due anni più tardi nel sensuale e celeberrimo dipinto la Venere di Urbino è fra i dipinti più emozionanti del percorso, inizialmente candidata per diventare l’immagine del catalogo e dei manifesti, poi sostituita dal volto di Lucrezia.

La “Giovane donna” dell’Ermitage e anche un quadro meno noto di Giovanni Cariani, “Giovane donna con vecchio di profilo” che hanno rischiato di ritornare a San Pietroburgo a causa della guerra recentemente scoppiata in Ucraina. Aveva fatto scalpore, la richiesta del Ministero della Cultura russo, di restituzione immediata delle opere prestate all’Italia per le mostre a Palazzo Reale di Milano e alle Gallerie d’Italia. Fortunatamente però il gruppo Intesa Sanpaolo, dopo lunghe trattative, ha reso noto che si è raggiunto un accordo sia con l’Ermitage che con il Ministero della Cultura russo e grazie ad esso i ritratti potranno rimanere in Italia fino alla chiusura della mostra.

Roberta Fameli
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