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Salman Rushdie accoltellato a New York. Divenne famoso con il romanzo “I figli della mezzanotte”
Lo scrittore settantacinquenne Salman Rushdie più di un mese fa è stato aggredito poco prima di un intervento a Chautauqua, New York, durante un festival letterario.
Una delle voci più divertenti, colte e affascinanti del panorama letterario internazionale, esplora da anni i recessi della Storia per restituirceli attraverso le sue narrazioni caratterizzate dal racconto di uomini, paesi ed epoche diversissimi tra loro.
Per due giorni è stato in pericolo di vita seguito dal figlio maggiore Zafar Rushdie. Pochi giorni fa il procuratore distrettuale Jason Schmidt ha detto che si dovranno esaminare circa trentamila file per capire le motivazioni che possono avere spinto Hadi Matar, 24 anni, a tentare di uccidere lo scrittore attuando la fatwa che decretò la fine.
Rushdie divenne famoso con il romanzo-capolavoro, I figli della mezzanotte, che iniziò a scrivere sul finire degli anni Settanta, avendo in mente i grandi romanzi di Rabelais, Gunther Grass, Gabriel Garcia Marquez, con l’obiettivo di raccontare la conquista dell’indipendenza indiana e la catastrofe della Partizione.
La mezzanotte a cui si riferisce il titolo è quella del 14 agosto 1947, quando l’India “Allo scoccare della mezzanotte mentre il mondo dorme l’India si sveglierà alla vita e alla libertà”, come disse Jawaharlal in un suo celebre discorso.
In seguito alla pubblicazione fu costretto ad abbandonare l’India per le minacce ricevute, in quanto reputato un attacco alla dinastia Nehru-Gandhi. Le reazioni violente, nei confronti delle sue opere, generarono molta pubblicità indiretta ed i suoi libri furono molto venduti fin da subito.
Dopo il successo de I figli della mezzanotte, Rushdie scrisse La vergogna (1983), deliberatamente ispirato a Zulfikar Ali Bhutto ed il Generale Muhammad Zia-ul-Haq e ai tumulti politici in Pakistan.
Il suo lavoro più conosciuto e controverso è I versi satanici, una storia fantastica ma ispirata alla figura di Maometto: dopo la pubblicazione si verificarono numerose proteste; ci fu una protesta contro Rushdie a Islamabad durante la quale morirono sei manifestanti. In seguito il libro fu bandito in India e boicottato in vari paesi nel mondo fino all’epilogo definitivo ovvero la condanna a morte (fatwa, ndr) che l’ayatollah Khomeini scagliò contro Rushdie, reo di bestemmia.
Da quel momento lo scrittore dovette rifugiarsi in Gran Bretagna cominciando la sua nuova vita da esule sotto protezione.
Fu proprio la Gran Bretagna, dove il romanzo fu pubblicato da Jonathan Cape, a decretarne il successo sia di vendite – con oltre un milione di copie vendute nel corso del 1989 – sia di critiche, tanto è vero che venne selezionato tra i finalisti del Booker Prize.
Nel 2000 Salman Rushdie si è trasferito a New York, nella speranza di poter condurre una esistenza meno claustrofobica.
Hadi Matar è l’uomo che ha risposto alla “chiamata alle armi”, innescata dall’ayatollah Khomeini e reiterata nel 2007, e più di recente l’attuale Guida suprema Ali Khamenei.
Com’era ampiamente prevedibile la notizia del tentato omicidio ha suscitato l’approvazione della comunità intellettuale iraniana che ha gioito platealmente sulle prime pagine dei quotidiani principali. Dal canto suo il governo indiano, presieduto da Narendra Modi, non ha rilasciato alcuna dichiarazione al riguardo, come ha fatto pure il Pakistan.
Intanto si scava nella vita del giovane assassino per cercare dettagli utili per spiegare, non solo la dinamica dei fatti, ma anche le motivazioni del gesto.
Per il momento Jason Schmidt, procuratore distrettuale della contea, ha spiegato ai giornalisti i motivi che spingono gli inquirenti a ritenere che l’attacco allo scrittore sia stato “mirato e premeditato”.
Nathaniel Barone, l’avvocato d’ufficio di Hadi Matar, si è lamentato perchè il cliente è stato lasciato ammanettato in una stazione di polizia per troppo tempo prima di essere portato davanti a un giudice. Per il momento il giudice ha stabilito per l’aggressore l’arresto senza cauzione.
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