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Si terrà a Rovigo la mostra di Renoir. Il pittore della gioia di vivere
“Spinto da una profonda inquietudine creativa, Renoir decide di intraprendere, nel 1881, un viaggio in Italia”.
Da qui prende le mosse l’interessante mostra “Pierre-Auguste Renoir: l’alba di un nuovo classicismo” che si terrà a Rovigo dal 25 febbraio 2023 al 25 giugno 2023. Sono riunite una sessantina di opere di Pierre-Auguste Renoir (1841-1919), eccezionalmente prestate dal Musée d’Orsay e dall’Orangerie.
I capolavori esposti testimoniano quanto Renoir sia stato un artista sempre pronto a misurarsi con le novità e un impressionista che sconvolse le regole della rappresentazione.
Fil rouge della mostra è il racconto biografico dell’artista, ispirato al racconto che ne fece il figlio Jean, celebre regista, all’inizio degli anni Sessanta del Novecento: Pierre-Auguste Renoir, mon père.
L’inizio della sua carriera si colloca nel 1874 quando venne organizzata nello studio del fotografo Nadar la prima mostra dei pittori impressionisti. In quell’occasione conobbe Bazille, Monet, Degas, Pissarro e Manet ovvero quegli artisti che, come lui, trovavano inadeguata ai tempi la disciplina accademica degli atelier e decisero di recarsi ai margini della foresta di Fontainebleau per lavorare all’aria aperta, en plein air.
Tutte le sue opere colgono gli aspetti più dolci della vita che riproduce “con pennellate fluide e vibranti e con una tessitura cromatica e luministica rasserenante e gioiosa”: il divertimento, infatti, è uno dei concetti chiave della poetica di Renoir che per questo motivo è definito il pittore della gioia di vivere.
Il critico Piero Adorno, per esaltare l’entusiasmo di Renoir dinanzi alle meraviglie del creato coniò addirittura un sillogismo “tutto ciò che esiste vive, tutto ciò che vive è bello, tutto ciò che è bello merita di essere dipinto”.
Anni dopo Renoir visse un drastico mutamento stilistico si ebbe in seguito al viaggio in Italia del 1881. Tormentato da un sentimento di insufficienza, pensando di non saper “né dipingere, né disegnare”, Pierre Auguste Renoir si concentra sulla qualità del disegno, sulla raffigurazione dei dettagli per rendere più precisi i contorni delle forme.
Il tour italiano iniziò a Venezia dove si interessò con grande interesse allo studio dell’identità atmosferica che caratterizza quel luogo. Dopo aver fatto una sosta a Padova e Firenze giunse a Roma, dove fu colpito dalla violenza della luce mediterranea.
Fu nell’Urbe, inoltre, che esplose in lui l’ammirazione per l’arte degli antichi maestri, soprattutto Raffaello Sanzio. L’ultima tappa del suo tour italiano fu il Sud : il golfo di Napoli, dove ammirò Capri e Pompei e infine Palermo, dove incontrò il grande musicista tedesco Richard Wagner che omaggiò con un ritratto.
La mostra di Rovigo, curata da Paolo Bolpagni, pone l’attenzione sulle opere realizzate negli anni Ottanta del XIX secolo successive all’esperienza impressionista nelle quali abbandonò la joie de vivre tipicamente impressionista per uno stile aigre (aspro, n.d.r.) che caratterizzò l’ultima fase della sua parabola creativa.
Coniugò la lezione di Raffaello – tratto nitido e attenzione alle volumetrie – con quella di Ingres – alla monumentalità delle figure – dipingendo in uno stile neorinascimentale, dove i toni caldi e scintillanti presi in prestito da Tiziano e da Rubens si fondevano con l’esaltazione degli affetti familiari.
In tal modo Renoir anticipava vari aspetti del rappel à l’ordre: premonizione – e non involuzione – della pittura e della scultura che si sarebbero sviluppate tra le due guerre.
Il percorso espositivo si apre con l’esposizione di uno studio preparatorio del celebre Moulin de la Galette, capolavoro della stagione impressionista, al fine di mostrare il progressivo allontanamento dell’artista da quello stile e l’evoluzione di Renoir.
Si percorre il cambiamento dai primi esempi di “moderna classicità alla pittura di stile neo-rinascimentale, fino ai paesaggi della Provenza e della Costa Azzurra” indagando sui suoi rapporti con altri artisti italiani attivi a Parigi, tra cui Giuseppe De Nittis, Federico Zandomeneghi, Giovanni Boldini e Medardo Rosso.
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