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Fino al 30 luglio la mostra con il “carro della sposa” con decorazioni ricche di amplessi, scene erotiche, amorini e figure femminili

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Istante

Dal 4 maggio al 30 luglio a Roma alle Terme di Diocleziano si terrà la mostra L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi.

Sarà esposto il carro di Civita Giuliana, sottoposto a un importante intervento di restauro e di reintegro, rinvenuto nel 2019 nella zona nord di Pompei.

Per la prima volta sarà possibile ammirare le parti in bronzo e quelle in argento con scene erotiche e di festa per il trasporto della matrona nella casa dello sposo.

Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano che ha visitato la mostra ha detto che non solo si tratta di un reperto eccezionale ma anche del coronamento di uno sforzo che “ha visto operare insieme Parco archeologico di Pompei, la procura della Repubblica di Torre Annunziata e i carabinieri del Nucleo tutela”, visto che il carro è stato strappato alla criminalità organizzata e ai tombaroli che lo cercavano da anni e che l’avevano quasi trovato, scavando numerosi cunicoli alla ricerca dei tesori della lussuosa villa alle porte di Pompei.

Il pilentum, come era chiamato dai romani questo veicolo usato dalle èlites per le cerimonie e in particolare per accompagnare la sposa nella nuova casa.

Fino ad oggi esso era conosciuto esclusivamente tramite mosaici, bassorilievi e fonti letterarie come Livio, Virgilio e Claudiano che ne descrivevano lo splendore e la comodità associandolo ai culti femminili.

Il grande carro cerimoniale a quattro ruote rappresenta un vero e proprio unicum in Italia “per le sue delicate condizioni di conservazione e rinvenimento”: esso, infatti, è stato rinvenuto nel 2019, nel porticato antistante la stalla di una ricca villa pompeiana insieme ai resti di tre cavalli.

Dopo il rinvenimento ha avuto inizio lo scavo caratterizzato da difficoltà elevatissime a causa della delicatezza del reperto.

In seguito il team di Emiliano Africano ha dato inizio al vero e proprio restauro che è durato un anno, ma è riuscito a restituirci l’oggetto che nonostante gli interventi moderni, come sottolinea il direttore generale del MIC Massimo Osanna, è “una macchina di duemila anni fa, meravigliosa, complessa e delicatissima che quasi toglie il fiato”.

Il cassone della carrozza era in frassino, mentre le ruote erano in legno di faggio “con parti in ferro e rame, le lamine sottili in bronzo”.

I medaglioni che ornano il retro sono in argento con decorazioni raffiguranti scene erotiche tra satiri e ninfe, amorini alati e una raffinata testina di Kore.

Il trascorrere del tempo, tuttavia, grazie al fenomeno organico della mineralizzazione ha risparmiato alcune parti del veicolo tra cui i tronconi in legno, il perno in ferro per garantire il movimento delle ruote anteriori nonché le decorazioni ricche di amplessi, scene erotiche, amorini, figure femminili.

Le parti mancanti in parte sono state sostituite con elementi in plexiglass, altre invece sono state interamente ricostruite grazie alla tecnica del calco per le impronte lasciate nella cenere.

La mostra, ideata e curata da Massimo Osanna, Stéphane Verger, Maria Luisa Catoni e Demetrios Athanasoulis, è stata organizzata dalla Direzione generale Musei e dal Museo Nazionale Romano in collaborazione con Electa ed il sostegno del Parco archeologico di Pompei.

Altre opere esposte in mostra sono: i calchi dei corpi ritrovati nella stessa villa di Civita Giuliana dei due fuggiaschi, un mosaico che raffigura Dioniso e Arianna, il soffitto del cubiculum della casa di Leda, ritrovati nei nuovi scavi della Regio V, due corridori e due danzatrici della Villa dei Papiri, tre affreschi stabiani raffiguranti Medea, Leda venditrice di amori, una testa di Omero.

Scene della guerra di Troia, un affresco che ritrae Zeus e un’aquila, calendari in marmo e una tavoletta in oro, il cratere di Assteas con il ratto di Europa dal museo di Montesarchio, una tomba a semi camera e un’anfora sulla nascita di Elena provengono da Paestum.

Roberta Fameli
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