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I valori del “Piccolo principe” non tramonteranno mai

Giornalista. Docente specializzata in analisi del comportamento per il recupero degli studenti con disabilità intellettiva.
Tutor specializzato per il supporto di ragazzi con disturbi specifici dell’apprendimento.

Piccolo Principe

Il 6 aprile 1943,veniva pubblicato a New York, da Reynal & Hitchcock, nella traduzione inglese di Katherine Woods, Il Piccolo Principe, capolavoro dello scrittore francese Antoine de Saint-Exupéry  annoverato tra le opere più celebri del XX secolo. Da allora, questo affascinante racconto è diventato un vero classico della letteratura, capace di incantare milioni di uomini, donne e bambini.

Numerose sono anche le trasposizioni cinematografiche dell’opera realizzate nel corso degli anni: le versioni più famose per il cinema e la Tv sono quattro. È stato stampato in più di cento trentaquattro milioni di copie non solo è diventato una delle opere letterarie più vendute della storia, ma anche una delle più tradotte.

Il best seller, infatti, nel tempo è stato tradotto in molte lingue e dialetti, tra cui: corso, bretone, gallurese, milanese, reggiano, napoletano, bolognese, friulano, veneziano, aragonese, esperanto e guaranì.

L’opera fu scritta da Antoine de Saint-Exupéry  durante da  un periodo buio per l’umanità ovvero negli anni intercorsi tra la prima e la Seconda guerra mondiale. Ed è proprio in questo periodo così cupo che il piccolo principe prende vita, per ricordarci che “l’essenziale è invisibile agli occhi”, vale a dire che quanto abbiamo di più importante nella vita non è ciò che abbiamo ma ciò che doniamo, perché il cuore ha bisogno solo di amore.

È una storia senza tempo. Attraverso il registro favolistico la narrazione consente di percepire leggerezza alle cose narrate e al tempo stesso “epicizza la realtà”.

Protagonista è un bambino – il piccolo principe, per l’appunto – in un centinaio di pagine affronta le tematiche più importanti dell’esistenza umana – il senso della vita, i sentimenti, l’amicizia, l’amore, attraverso gli occhi di chi, a causa della sua giovinezza si trova in una posizione di debolezza.

In un mondo violento e dilaniato dalla guerra egli, già nella prefazione, indirizza l’opera ad ogni possibile lettore che non permette all’ingenuità e alla purezza d’animo, tipiche dei bambini, di manifestarsi.

Proprio questo tratto è emblematico, distintivo, rappresentativo dell’opera di Saint-Exupéry. I disegni accompagnano ed esaltano le parole, ricche anch’esse di profondi significati, il tutto racchiuso nella semplicità dell’immaginazione.

L’opera non è concepita né come un racconto di un adulto, che si rivolge ai bambini, né come un adattamento infantile per restituire agli adulti la larghezza di vedute da lungo tempo smarrita. La storia – “Mi disegni una pecora?”, questa la prima richiesta del Piccolo Principe al pilota.

Da qui si dipana il racconto, e in ogni capitolo il protagonista – proveniente dal lontano asteroide B-612 – fa un incontro con un personaggio bizzarro: dal re solitario al vanitoso, dall’ubriacone all’uomo d’affari, dal lampionaio al geografo, che lo convincono sempre più della stranezza degli adulti.

Una volta arrivato sulla Terra, il bambino scopre che la sua tanto amata rosa non è l’unica dell’Universo. Il piccolo principe incontrerà un personaggio diverso su ciascun pianeta che visiterà: “incontro dopo incontro, personaggio bizzarro dopo personaggio bizzarro, il piccolo principe sarà sempre più sorpreso da quanto siano strani i grandi” che “non capiscono mai niente da soli, ed è faticoso, per i bambini, star sempre lì a dargli delle spiegazioni”.

Saint-Exupéry, fin dagli anni Trenta, lavorò alla sua opera tra innumerevoli revisioni, riscritture e cancellazioni tuttavia quando venne pubblicato il testo dovette abbandonare New York – dove viveva da esule – per tornare a combattere come pilota in Francia.

Il resto è noto: la mattina del 31 luglio 1944, Antoine de Saint-Exupéry partì per la Corsica in missione militare di ricognizione. Da quel volo non fece mai più ritorno. Abbattuto da un aereo tedesco della Luftwaffe. Aveva 44 anni.

Negli anni si sono alternate varie ricostruzioni sulla sua fine: c’è chi sostiene che in realtà si sarebbe salvato e rifugiato alle Bermuda per poi morire nel 1994 e chi, invece, più realisticamente ne accetta la fine prematura nei pressi dell’Ile de Riou, isolotto inabitato a sud di Marsiglia. Ha rappresentato un mistero per circa sessant’anni quando furono ritrovati un braccialetto e dei rottami compatibili col suo bimotore Lockheed P-38 Lightning.

Come spiega Jean-Marc Probst creatore della “Fondazione Jean-Marc Probst Petit Prince”: l’opera dà risposte a tutti grazie al suo messaggio universale e laico di valori come l’amicizia, l’amore, la compassione e l’altruismo. C’è chi trova riscontro ai grandi temi esistenziali, chi lo compra per il suo spessore letterario.

Basti pensare che Probst possiede all’incirca 6.600 edizioni, in oltre 300 tra lingue e dialetti: tra i suoi tesori più preziosi  ci sono anche  le prime due edizioni in inglese e francese del 1943 che, proprio di recente, ha messo a disposizione per una mostra a Parigi.

Tra gli eventi previsti nel 2023 ricorderemo il musical omonimo diretto da Stefano Genovese partito dal Sistina, e attualmente a Firenze prima di proseguire ad Assago, a Milano. E poi una grande mostra immersiva in aprile a Miami, oltre innumerevoli altre iniziative tra cui la pubblicazione di una nuova edizione in ottanta lingue di un editore tedesco.

Roberta Fameli
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