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La personalità di Proust. La sua opera cattedrale. La mostra al Museo Carnavalet
Borghese, ebreo, gay: Marcel Proust poeta geniale e personalità fondamentale della letteratura internazionale. Intellettuale completo: profondo conoscitore dell’arte e della poesia francese da Baudelaire a Rimbaud, da Verlaine a Mallarmé; scrittore, saggista e critico letterario. Coniugò una solida cultura umanistica con una sensibilità d’animo fuori dal comune. È stato definito l’uomo dell’anno visto che nel 2022, tra le molte ricorrenze culturali e anniversari, spicca il centenario della sua morte sopraggiunta a Parigi, a soli cinquantuno anni, a causa di una bronchite malcurata in un soggetto gravemente asmatico.
Si narra che Proust essendo troppo impegnato nella revisione de “La fuggitiva”, sesto libro della sua Recherche (in seguito l’opera fu tradotta in italiano con il titolo di “Albertine scomparsa”), noto per essere il romanzo più lungo della letteratura mondiale, rifiutò ogni tipo di assistenza medica sebbene fosse colto da frequenti attacchi d’asma, di cui soffriva da sempre, e rifiutò qualsiasi aiuto o cura, sfidando le premure e le insistenze del fratello e della domestica che si occupavano di lui.
Marcel Proust nacque a Parigi nel 1871: figlio di un medico di fama internazionale per gli studi condotti sulle malattie infettive. Dal ramo materno, invece, discende da una famiglia ebrea di alto lignaggio che avvicinano Marcel all’amore per la letteratura, la musica e l’arte. Grazie alla posizione economica della famiglia, poté condurre una vita agiata fra i salotti dell’alta borghesia e dell’aristocrazia parigina.
Fu solo quando iniziò la stesura del suo capolavoro “Alla ricerca del tempo perduto”, nel 1909, che la sua vita sociale, prima così ricca, andò via via riducendosi ad un numero ristretto di amici, ed i suoi ritmi di vita quotidiani sconvolti e disordinati: dorme durante il giorno e lavora la notte.
Da questo momento in poi la sua vita sarà scandita esclusivamente dal ritmo della sua opera: i volumi escono con regolarità, accolti con positivamente dalla critica che nel 1918 gli conferì il premio Goncourt per il libro “All’ombra delle fanciulle in fiore”.
La stesura del suo capolavoro, che fu pubblicato in sette volumi tra il 1913 e il 1927.
“Alla ricerca del tempo perduto” è considerato il romanzo più lungo del mondo: quattromila pagine di poesia allo stato puro che hanno inizio con le celebri parole “Longtemps, je me suis couché” e si chiudono con “dans le Temps”. La Recherche si compone per frammenti e, al suo interno, narra una moltitudine di racconti: l’amore tormentato e passionale, l’arte, la mondanità e l’ipocrisia sociale ad essa sottesa; l’incertezza del presente, la consolazione offerta dal passato e “l’oscuro inconoscibile baratro che attende ciascuno di noi alla fine dell’esistenza”.
Nel 1914 lo scoppio della prima guerra mondiale sconvolge il mondo e di conseguenza anche le amicizie di Proust. Perde molti amici al fronte e rimane apparentemente indifferente alla tragedia che lo circonda, ma la traccia profonda la lascia nelle stupende pagine de “Il tempo ritrovato“.
A distanza di un secolo l’opera merita una lettura appassionata. Essa è definita dai critici “opera cattedrale” a causa della sua struttura complessa e fortemente stratificata della materia narrativa che Proust sogna di elevare al cielo, rendendo divina e immortale la sua opera.
Lo scrittore, infatti, desiderava creare un’opera che avesse un valore universale nella quale ogni lettore potesse riconoscersi, proprio come avviene nelle cattedrali gotiche, nelle quali ogni dettaglio concorre al significato complessivo nell’ambito della struttura generale.
La scrittura secondo Proust aveva la stessa finalità dell’architettura gotica perché in essa “ogni dettaglio, ogni parola, doveva celare un significato più grande e, al contempo, rientrare nell’astratto disegno d’insieme concepito dalla mente dell’autore” e, quindi, il viaggio nel tempo passato compiuto dal protagonista non è che l’allegoria di un viaggio, all’interno del proprio inconscio, nel tentativo di ricostruire la propria identità.
Ciò che rende l’opera immortale, e tutt’ora attuale, risiede dunque nell’estrema varietà delle tematiche trattate all’interno dell’opera. Proust sfida la paura della morte servendosi della scrittura: affrontare la transitorietà della vita con l’immortalità dell’arte. Il centenario di Proust può diventare l’occasione per ritornare in Francia dove sono state organizzate numerose iniziative per ricordare il grande scrittore.
L’iniziativa più interessante è la mostra “Marcel Proust. Un roman parisien” presso il Museo Carnavalet, nel quartiere Marais, interamente dedicata all’autore de “La Ricerca del Tempo Perduto” (Dalla parte di Swann, All’ombra delle fanciulle in fiore, I Guermantes, Sodoma e Gomorra, La prigioniera, Il tempo ritrovato, Il tempo ritrovato).
Il percorso di visita è lungo 1,5 km e unisce la parte sotterranea comprendente i vecchi depositi in pietra, con le sale superiori fastosamente adornate. La prima parte della mostra è biografica; fa rivivere la Parigi della Belle Époque in cui visse lo scrittore: “le rovine della Comune, il Lycée Condorcet dove studiò, i salotti dei bellissimi quartieri e i suoi successivi appartamenti”.
Grande emozione ha suscitato negli appassionati la visione della stanza sul Boulevard Haussmann, in cui Proust scriveva soprattutto nelle ore notturne “ricostituita con alcune reliquie – un pezzo di sughero, un piccolo pezzo di copriletto blu”.
I dipinti esposti sono quelli di Caillebotte, Monet, Vuillard e Pissarro: tra di essi spicca il celebre ritratto dello scrittore di Jacques-Émile Blanchee che ci restituisce l’immagine di un Proust ventenne, dal viso pallido e le labbra socchiuse in un sorriso, la camicia color latte e un’orchidea bianca è fissata all’occhiello della giacca, circondato da foto e dipinti: familiari, amici, nemici e presunti amanti, che hanno ispirato i personaggi. Le fotografie sono di Nadar e Atget.
L’esposizione comprende non solo foto d’epoca, lettere, documenti, manoscritti, locandine pubblicitarie delle serate all’Opera e delle sale di musica, ma anche il corredo più prettamente pittorico dei circoli artistici e sociali che lo scrittore frequentava assiduamente. I salotti dell’alta aristocrazia parigina, in particolare, erano una vera e propria fucina di ghiotti e inesauribili incontri culturali, visto che erano frequentati da personaggi come Madame Strauss, moglie in prime nozze del compositore George Bizet o Charles Haas, esteta e cultore d’arte, sulla cui personalità Proust elaborerà il personaggio di Swann.
Nella sua seconda parte, la mostra segue gli itinerari dei protagonisti della Recherche offrendo un viaggio nella Parigi immaginaria creata da Marcel Proust.
La città di Parigi, poetizzata dalla finzione, fa da cornice alla ricerca del narratore, doppio dell’autore, fino alla rivelazione finale della sua vocazione di scrittore; si sofferma sui temi del romanzo: l’omosessualità clandestina, la mondanità parigina, la modernizzazione della città.
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