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Luigi Vanvitelli, il Maestro e la sua eredità. Il 2023 è l’anno commemorativo della morte del pittore architetto olandese
Il 2023 è l’anno commemorativo della morte – avvenuta il 1° marzo del 1773 a Caserta – del grande architetto Luigi Vanvitelli: per ricordare degnamente il duecentocinquantesimo anniversario il Comune di Caserta in collaborazione con l’Università della Campania Luigi Vanvitelli, associazioni e vari istituti di cultura hanno predisposto una pluralità di iniziative che costituiscono il programma delle Celebrazioni vanvitelliane 2023/2024.
In particolare, il 19 gennaio, presso la Cappella Palatina della Reggia Di Caserta, alla presenza del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, si terrà la presentazione del programma “Luigi Vanvitelli, il Maestro e la sua eredità 1773-2023″,
Gli eventi previsti si svolgeranno nella Reggia e nei comuni limitrofi quali Capua, Napoli, Bacoli, Ercolano e Sant’Agata dei Goti.
Le celebrazioni in programma rappresentano, pertanto, un’occasione preziosa per valorizzare la sua eredità culturale che lo vide promotore di un linguaggio artistico divenuto, poi, la cifra stilistica di un’epoca.
Luigi Vanvitelli – figlio del pittore olandese Gaspar Van Wittel – è stato uno dei maggiori interpreti del settecento Rococò e del Neoclassicismo. Pochi anni dopo la sua nascita – avvenuta a Napoli – la sua famiglia si trasferì a Roma.
Nella città eterna il giovane artista crebbe e si formò sotto la guida paterna risentendo fortemente l’influenza delle antichità classiche romane. Appena quindicenne fu notato da Filippo Juvarra che lo incoraggiò ad abbandonare la pittura dedicandosi esclusivamente allo studio dell’architettura.
Le sue prime esperienze lavorative lo videro impegnato nella Fabbrica di San Pietro come aiuto architetto.
In seguito cominciò a lavorare in modo autonomo realizzando numerose opere nel Centro Italia: nel 1728 ad Urbino gli venne commissionato il restauro del palazzo Albani, ovvero il palazzo di famiglia del Papa Clemente XI.
Sempre ad Urbino nella cappella Albani della chiesa di San Francesco, utilizzò un sarcofago paleocristiano con un bassorilievo del Buon Pastore. In seguito a questi interventi , sempre ad Ancona, fu incaricato dalla Reverenda camera apostolica di realizzare l’acquedotto del Vermicino che completò nel 1731.
In questi anni realizzò molte opere in varie città italiane, tra cui: Ancona con il suo grande Lazzaretto edificato su un’isola pentagonale realizzata da lui stesso e la chiesa del Gesù, a Roma invece restaurò la Basilica di Santa Maria degli Angeli.
La notorietà giunse solo dopo aver partecipato ai concorsi per la realizzazione della Fontana di Trevi e per la facciata di San Giovanni in Laterano.
Il 1751 rappresentò un punto di svolta nella vita lavorativa di Vanvitelli che in quell’anno inaugurò uno dei periodi più fecondi della sua esistenza: Carlo di Borbone, infatti, gli propose di trasferirsi a Napoli per realizzare una nuova residenza reale che emulasse Versailles nei pressi del borgo medievale di Casertavecchia.
La scelta di edificare una reggia in Terra di Lavoro fu dettata dalla necessità di un luogo strategicamente sicuro; lontano dal mare e dagli attacchi che da questo potevano venire. Vanvitelli accettò l’invito del sovrano e raggiunse Napoli il più rapidamente possibile: giunto sul posto si recò subito a Caserta per effettuare un sopralluogo ed avviare la progettazione del palazzo.
In meno di un mese fu allestito il cantiere ed il 20 gennaio 1752 fu celebrata la posa della prima pietra. Nel 1769, ormai anziano, fu chiamato a Milano per restaurare il palazzo del viceré. Per l’occasione propose alla commissione di armonizzare la facciata del palazzo con quella del Duomo ubicato di fronte ad esso, avviando in tal modo il riassetto urbanistico della zona.
Il progetto del Vanvitelli, tuttavia, non piacque per cui tornò in Sud Italia e lasciò l’incarico al discepolo Giuseppe Piermarini, che lo aveva seguito nel viaggio. Dopo la morte di Maria Carolina e il matrimonio di Ferdinando IV con Maria Giuseppa del quale curò la scenografia si concluse l’intensa e laboriosa carriera di Vanvitelli. Era il 1768.
Ormai stanco si ritirò definitivamente a Caserta, dove morì quasi dimenticato e duramente provato nel fisico il 1º marzo 1773.
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