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Milan Kundera ha esplorato i temi dell’amore, del sesso, della politica e dell’identità
Milan Kundera, il più celebre scrittore ceco della seconda metà del Novecento, è morto dopo una lunga malattia come ha detto un portavoce della casa editrice Gallimard, sulla rete televisiva Česká televize
Aveva 94 anni e viveva in Francia dal 1975, dove si trasferì per i suoi dissidi con il partito comunista cecoslovacco dovuti in particolare alle sue critiche nei confronti dell’invasione sovietica della Cecoslovacchia nel 1968.
È considerato uno dei più importanti scrittori del XX secolo.
Nato il 1aprile 1929 a Brno, in Cecoslovacchia: i suoi romanzi, che esplorano i temi dell’identità, della memoria e dell’esperienza umana fornendo contributi significativi alla letteratura contemporanea e al pensiero filosofico.
Le prime opere di Kundera sono state influenzate dalle agitazioni politiche e sociali in Cecoslovacchia negli anni ’50 e ’60, ed è stato brevemente associato al Partito Comunista.
La vita personale di Kundera è stata oggetto di alcune controversie in quanto fu privato della cittadinanza ceca nel 1979, dopo aver criticato l’invasione sovietica della Cecoslovacchia; il suo lavoro fu bandito nel suo paese d’origine fino alla caduta del comunismo.
Ad ogni modo Kundera ancor prima dell’espulsione dal proprio paese rifiutò di essere etichettato come “scrittore ceco” preferendo definirsi uno “scrittore dell’Europa centrale” in quanto la sua opera abbraccia temi universali.
È stato professore di letteratura comparata e ha ricevuto lauree honoris causa da diverse università. Autore di romanzi bestseller di cui sei in ceco e quattro in francese, tra cui L’insostenibile leggerezza dell’essere.
Il primo, Lo scherzo, pubblicato nel 1967 era stato messo al bando dopo la “Primavera di Praga” quando il leader politico Alexander Dubček aveva cercato di riformare il regime comunista, attraverso il cosiddetto “Socialismo dal volto umano”.
Ma l’opera per cui a Kundera sarà tolta la nazionalità cecoslovacca è Il libro del riso e dell’oblio (1979), un romanzo sperimentale contenente molte critiche al regime.
Da quel momento lo scrittore fu accolto in Francia che gli conferì la nazionalità e divenne “la patria dei miei libri, e io ho seguito il cammino dei miei libri”, come ebbe a dire in quell’occasione.
Le opere di Kundera sono state tradotte in molte lingue, con un impatto significativo sul mondo letterario. Il suo lavoro è spesso descritto come esistenzialista, postmoderno e sperimentale, ed è stato paragonato a scrittori come Franz Kafka e Albert Camus.
I suoi romanzi sono profondamente introspettivi ed esplorano la vita interiore dei suoi personaggi, in particolare i loro pensieri ed emozioni. Essi indagano le relazioni romantiche e i modi in cui gli individui affrontano le complessità della loro vita.
È anche noto per la sua esplorazione del ruolo della memoria nella formazione dell’identità e dei modi in cui gli individui costruiscono le proprie narrazioni sulla propria vita.
Il suo romanzo più famoso è L’insostenibile leggerezza dell’essere, originariamente scritto in ceco, ma pubblicato per la prima volta in Francia nel 1984; fu ambientato a Praga nel 1968 e racconta la storia di quattro personaggi, due uomini e due donne, legati da diverse relazioni amorose e esplora i temi dell’amore, del sesso, della politica e dell’identità, sullo sfondo dell’invasione sovietica della Cecoslovacchia nel 1968.
Il romanzo è strutturato attorno a quattro personaggi principali: Tomas, un chirurgo donnaiolo; Tereza, sua moglie, Sabina la sua amante, e Franz, professore svizzero e amante di Tereza.
Kundera usa le vite e le relazioni di questi personaggi per esplorare la natura dell’esistenza e la condizione umana.
Pone domande sul significato della vita, sul ruolo della scelta e della responsabilità personale e sull’impatto degli eventi storici sulle vite individuali.
Il romanzo si distingue per la sua struttura narrativa unica consistente in più trame intrecciate e una sequenza temporale non lineare.
L’uso dell’ironia e dell’umorismo aggiunge profondità e complessità al romanzo, e la sua esplorazione del ruolo della memoria, nel plasmare l’identità personale, è particolarmente stimolante.
Nel complesso, L’insostenibile leggerezza dell’essere è un’opera complessa che sfida i lettori a riflettere sulla propria vita e sulla natura dell’esistenza umana.
Lo stile di scrittura di Milan Kundera è caratterizzato dal suo uso di strutture narrative complesse, riflessioni filosofiche e umorismo ironico. Spesso utilizza un approccio non lineare alla narrazione, intrecciando più trame e personaggi, per creare un ricco arazzo di esperienza umana.
Oltre ai romanzi, Kundera ha anche scritto saggi e opere teatrali nelle quali discute spesso del ruolo dell’artista, nella società e dell’importanza di preservare la libertà individuale di fronte all’oppressione politica.
Numerosi sono i premi letterari che Kundera ha vinto, tra cui il Premio Gerusalemme (1985), il Premio di Stato austriaco per la letteratura europea (1987) e il Premio di Stato ceco per la letteratura (2007).
Nonostante i suoi successi letterari, Kundera non è stato sempre amato dalla critica che, infatti, lo accusava di essere misoginia.
In realtà fu critico soprattutto nei confronti “dell’impostazione frenetica e vanitosa della società occidentale”, come si può leggere nella sua opera, La lentezza, pubblicata nel 1995.
Il suo ultimo libro, La festa dell’insignificanza (Adelphi, 2013) è una riflessione sulle contraddizioni dell’esistenza viste in chiave ironica.
Gli ultimissimi anni sono stati duri per Kundera anche a causa di una frattura al femore e di una malattia che lo hanno isolato sempre di più dalla società.
È stato un uomo indomito, contraddittorio, dallo stile pensoso e tagliente: di sicuro uno degli ultimi grandi narratori del Novecento.
Più volte candidato al Nobel, non ha mai ricevuto il prestigioso riconoscimento.
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