Quando parliamo di sostenibilità, spesso la associamo alla tutela dell’ambiente o a una crescita economica equa…
MISE: 2,2 miliardi per la competitività delle filiere industriali strategiche
Il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) ha ridisegnato lo strumento dei Contratti di Sviluppo in favore della competitività delle filiere industriali strategiche attraverso ulteriori modifiche al decreto ministeriale 9 dicembre 2014. Il decreto è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 5 dell’8 gennaio 2022.
I settori interessati sono: turismo, design, automotive, microelettronica e semiconduttori, agroindustria e tutela ambiente, chimico-farmaceutico.
Con la Riforma dei Contratti di Sviluppo la dotazione finanziaria è stata estesa anche grazie alle risorse del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR) ed ammonta complessivamente a 2,2 miliardi di euro; di questi, 450 milioni sono stati stanziati grazie alla Legge di Bilancio 2022, mentre dal PNRR derivano rispettivamente:
1) 750 milioni dedicati agli investimenti per la digitalizzazione, competitività ed innovazione del Made in Italy;
2) 1 miliardo di euro per investimenti rivolti alla transizione ecologica, favorendo anche i processi di riconversione industriale mediante la costruzione di Gigafactory sia per la realizzazione di batterie e pannelli fotovoltaici, sia per l’eolico.
I progetti di investimento devono essere funzionali a far nascere o rafforzare le imprese appartenenti alle filiere strategiche capaci di aumentare produttività e crescita economica del Paese e generare un impatto positivo relativamente all’occupazione. Proprio rispetto a quest’ultimo punto il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, ha tenuto a specificare una clausola all’interno della normativa che disciplina la valutazione dei progetti e regola la concessione degli incentivi dei Contratti di Sviluppo: le imprese che a seguito dell’attuazione degli interventi prevedano un incremento occupazionale dovranno far in modo di assumere in via prioritaria categorie di lavoratori provenienti da licenziamenti collettivi, percettori di sostegno al reddito e lavoratori di aziende che si ritrovino coinvolte in tavoli di crisi attivi sotto il Mise.
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