Quando parliamo di sostenibilità, spesso la associamo alla tutela dell’ambiente o a una crescita economica equa…
Ricordiamo l’anniversario della nascita del più celebre pittore olandese «Vincent Van Gogh»
Si celebrerà quest’anno il centosettantesimo anniversario della nascita di Vincent Van Gogh: un’artista geniale che influenzò profondamente l’arte del XX secolo e che, ancora oggi, possiamo considerare un pioniere dell’arte contemporanea nonché padre dell’Espressionismo.
Nato in Olanda il 30 marzo 1853, Vincent Van Gogh fu un artista sensibile e tormentato. Le sue opere e la sua vicenda personale, sono diventate fonte inesauribile d’ispirazione, ed è per questo che ci si appresta a festeggiare i suoi 170 anni con una mostra, che si terrà a Roma a Palazzo Buonaparte, a partire dall’otto ottobre.
La mostra è composta da cinquanta capolavori, alcuni dei quali per la prima volta in Italia.
Un percorso espositivo che dall’Olanda si dipana fino ad Auvers-Sur-Oise, dagli scuri paesaggi della giovinezza allo splendore della luce mediterranea.
L’evento è prodotto da Arthemisia ed è patrocinato dalla Regione Lazio e dall’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi, in collaborazione con il Kröller Müller Museum di Otterlo.
Curato da Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti, ripercorre la vita di Van Gogh attraverso le sue opere, dal periodo olandese al soggiorno parigino, da Arles fino a Auvers-Sur–Oise, dove morì suicida.
Le opere colpiscono l’osservatore per la forza dei cromatismi intensi; il pubblico potrà ammirare opere come l’Autoritratto (1887), il Seminatore (1888), Il giardino dell’ospedale a Saint-Rémy e il Burrone di Peiroulets (entrambi del 1889), e il Sulla soglia dell’eternità (1890).
Sin dall’inizio la produzione artistica di Van Gogh fu proficua e rivoluzionaria. Tra le prime opere degne di nota ricorderemo I mangiatori di patate che fu tra le sue preferite.
L’anno seguente, nel 1886, decise di trasferirsi a Parigi, dove rinunciò al naturalismo delle sue prime opere per avvicinarsi allo stile dei Maestri impressionisti e dall’arte giapponese da cui fu fortemente influenzato, non tanto nella scelta dei temi e dei soggetti quanto nell’utilizzo del colore, che da oscuro diventa abbagliante.
Ed è in questa sezione che si trova il pezzo forte della mostra: Autoritratto a fondo azzurro con tocchi verdi, “realizzato con rapidi colpi di pennello che traducono in colore un tumultuoso e ricco mondo interiore”.
A Parigi, inoltre, divenne amico di Paul Gauguin, con cui si trasferì nel sud della Francia alla ricerca della luce.
Le opere dipinte dal 1887 in poi, infatti, sono profondamente segnate dalla luce e dal calore del sud, come rivelano gli “eccessi cromatici, il cromatismo e la forza del tratto”.
Nel 1888 dipinse Il Seminatore e La casa di Arles, opere in cui Vincent comprende di poter utilizzare il colore per conferire alle sue composizioni una sfera espressiva nuova e potente.
Ad Arles convisse con Paul Gaugain con cui condivise un rapporto burrascoso dovuto alla follia dell’uno e all’insoddisfazione dell’altro.
L’esperienza sfociò in una violenta crisi emotiva di Vincent, che si tagliò l’orecchio.
Quanto successo ad Arles convince Van Gogh a ricoverarsi volontariamente alla Maison de Santé di Saint-Paul-de-Mausole, dove realizza il famoso Autoritratto con orecchio bendato e Notte stellata: è l’opera più importante in assoluto dell’artista, che abbandonò il manicomio di Saint-Remy il 16 maggio 1890, per recarsi prima a Parigi, dal fratello Theo, che non solo cercò sempre di vendere i suoi quadri – come testimoniano le famose “Lettere” tra i due – mantenendolo con denaro, che lui spendeva per acquistare i colori o per ubriacarsi.
In seguito si recò ad Auvers-sur-Oise, dove alloggiò nella locanda dei coniugi Ravoux, “dipingendo paesaggi di campi di grano, giardini e tantissimi fiori”.
La sua permanenza in paese, però, è brevissima visto che due mesi dopo si suicidò con un colpo di rivoltella.
Il 27 luglio 1890 si spegneva in povertà a soli 37 anni, uno degli artisti più amati e conosciuti del nostro tempo.
Nella sua breve e tragica vita, che lo vide impegnato a fasi alterne come missionario, minatore o mercante d’arte, non smise mai di dipingere nonostante il costante disinteresse commerciale verso le sue opere. In pochi anni dipinse un capolavoro dietro l’altro inventando uno stile unico che lo ha reso il pittore più celebre della storia dell’arte.
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