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Il Decreto “Rilancio” e lo strano caso della revoca del Bando ISI
Revoca del Bando ISI 2019 e 2020
Il DL “Rilancio” numero 34, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 19 maggio 2020, all’articolo 95 ha ufficialmente sancito la revoca del Bando ISI INAIL 2019 (che in primo momento era stato sospeso) e la cancellazione del prossimo bando ISI 2020.
Un po’ di storia
Il Bando ISI INAIL è l’unico bando in Italia che dal 2010 viene pubblicato, con cadenza annuale. Esso eroga contributi fino al 65% in conto capitale a tutte le imprese che decidono di investire in sicurezza nei luoghi di lavoro.
Nella miriade di agevolazioni e contributi alle imprese, in questi ultimi 10 anni il Bando è stato un punto fermo. Diretto a tutti quegli imprenditori che intendevano pianificare i propri investimenti destinati all’aumento della sicurezza per i propri lavoratori.
Nel corso di questi ultimi 10 anni, l’INAIL ha stanziato oltre due miliardi di euro destinati a circa 32.000 imprese italiane di tutti i settori. Imprese che hanno rimosso coperture in amianto, rifatto pavimentazioni, adeguato impianti elettrici di illuminazione ed antincendio, acquistato macchinari e attrezzature per ridurre svariati tipi di rischio quali ad esempio, biologico, chimico, rumore, vibrazioni.
Altri interventi sono stati destinati a ridurre gli infortuni derivanti dalla movimentazione manuale dei carichi e degli sforzi ripetuti ed all’adozione di modelli organizzativi e di responsabilità sociale.
Infine sono stati finanziati progetti che hanno ridotto il rischio di caduta dall’alto, il rischio derivante da lavorazioni in spazi confinati ed il rischio sismico.
Poi è arrivato il Covid-19
Era il 14 marzo ed in piena pandemia, Governo e Parti sociali hanno condiviso il “Protocollo di regolamentazione delle misure per il contenimento ed il contrasto della diffusione del virus COVID-19 negli ambienti di lavoro“; in seguito tale protocollo è stato integrato il 24 aprile 2020.
Nessuno avrebbe pensato quello che sarebbe successo a breve e che ancora oggi stiamo vivendo.
Sicuramente nessuno avrebbe mai potuto immaginare che a distanza di due mesi dalla condivisione di quel Protocollo, in un Decreto chiamato “Rilancio” l’INAIL avrebbe dovuto “trasferire” ad Invitalia S.p.A. la somma complessiva di 403 milioni di euro, risorse già accantonate dall’Istituto per i bandi 2019 e 2020.
Tale somma avrebbe potuto permettere a tante imprese di continuare ad investire in sicurezza. Un buon numero di professionisti, produttori e rivenditori di macchinari ed attrezzature, e ditte edili, già duramente provate dal Covid-19, avrebbe potuto risollevarsi almeno in parte dagli effetti dovuti dalla pandemia.
Tale dotazione invece, verrà utilizzata per l’acquisto di apparecchiature, attrezzature, dispositivi per il distanziamento dei lavoratori e per altri DPI e si sommano ad altre misure già previste agli artt. 120, 124 e 125 dello stesso Decreto.
L’INAIL aveva già trasferito 50 milioni di euro per il rimborso delle spese sostenute dalle aziende all’acquisto dei DPI (Bando Impresa SIcura), e tale trasferimento veniva così commentato nella premessa della Relazione programmatica 2021-2023 del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza INAIL numero 8 del 12 maggio 2020:”(…) ben prima che scoppiasse la pandemia, si è assistito al persistere di azioni normative di taglio dei finanziamenti ai Bandi Isi, quali, per ultimo, il ridimensionamento dell’asse agricoltura. Dalla disponibilità delle risorse per gli investimenti in sicurezza delle imprese, in piena “fase 1”, sono stati prelevati i 50 milioni, previsti dall’art.43 c.1 del D.L 17 marzo 2020, n.18, trasferiti ad Invitalia, per il rimborso delle spese sostenute dalle aziende per l’acquisto di dispositivi ed altri strumenti di protezione individuale finalizzati al contenimento e al contrasto del COVID-19.
Queste dinamiche confermano il persistere di una situazione di scarsa autonomia dell’INAIL, più volte stigmatizzata dal CIV (…)”.
Conclusioni
Il Decreto “Rilancio” si è concentrato esclusivamente sul contenimento dei rischi derivanti dal Covid-19. Ha pensato a ristorare economicamente quelle imprese che hanno sofferto perdite dovute alla pandemia.
Nulla è stato previsto per quelle imprese, che a prescindere dalla situazione socio-sanitaria derivante dal Covid-19, vogliono ripartire. Potrebbero farlo effettuando investimenti per ampliare la propria attività o ammodernarsi.
Per queste imprese, non resta che rimanere in attesa di ulteriori risorse regionali a valere sui Fondi strutturali oppure di altre agevolazioni del Ministero dello Sviluppo Economico. Sono ferme oramai da troppo tempo, ad esempio, il Nuovo Bando macchinari innovativi (DM 30 ottobre 2019), il Credito di imposta per investimenti in beni strumentali (commi da 185 a 197 legge di bilancio 2020) e la Legge 181/1989 sul rilancio delle aree di crisi industriale (circolare 16.01.2020 n. 10088).
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