Con nota 5486 diramata il 16 luglio c.a., l’Ispettorato Nazionale del lavoro (INL), d’intesa con INPS…
MISE: 2,2 miliardi per la competitività delle filiere industriali strategiche
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Il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) ha ridisegnato lo strumento dei Contratti di Sviluppo in favore della competitività delle filiere industriali strategiche attraverso ulteriori modifiche al decreto ministeriale 9 dicembre 2014. Il decreto è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 5 dell’8 gennaio 2022.
I settori interessati sono: turismo, design, automotive, microelettronica e semiconduttori, agroindustria e tutela ambiente, chimico-farmaceutico.
Con la Riforma dei Contratti di Sviluppo la dotazione finanziaria è stata estesa anche grazie alle risorse del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR) ed ammonta complessivamente a 2,2 miliardi di euro; di questi, 450 milioni sono stati stanziati grazie alla Legge di Bilancio 2022, mentre dal PNRR derivano rispettivamente:
1) 750 milioni dedicati agli investimenti per la digitalizzazione, competitività ed innovazione del Made in Italy;
2) 1 miliardo di euro per investimenti rivolti alla transizione ecologica, favorendo anche i processi di riconversione industriale mediante la costruzione di Gigafactory sia per la realizzazione di batterie e pannelli fotovoltaici, sia per l’eolico.
I progetti di investimento devono essere funzionali a far nascere o rafforzare le imprese appartenenti alle filiere strategiche capaci di aumentare produttività e crescita economica del Paese e generare un impatto positivo relativamente all’occupazione. Proprio rispetto a quest’ultimo punto il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, ha tenuto a specificare una clausola all’interno della normativa che disciplina la valutazione dei progetti e regola la concessione degli incentivi dei Contratti di Sviluppo: le imprese che a seguito dell’attuazione degli interventi prevedano un incremento occupazionale dovranno far in modo di assumere in via prioritaria categorie di lavoratori provenienti da licenziamenti collettivi, percettori di sostegno al reddito e lavoratori di aziende che si ritrovino coinvolte in tavoli di crisi attivi sotto il Mise.
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