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Saviano
Caro Saviano, da commercialista, ti scrivo “e siccome sei molto lontano, più forte ti scriverò”[1] .
Sei molto lontano fisicamente, penso che pochi sappiano dove ti trovi. Ma sei anche molto lontano da un mondo che adesso non sai più interpretare. Sicuramente non conosci i Commercialisti. Li hai solo usati.
In questi giorni, dopo le tue affermazioni in televisione sono state dette molte cose. Alcune rivolte a te, altre al conduttore della trasmissione. Alcune pertinenti, altre un po’ meno. Non sta a me giudicare la bontà o meno delle reazioni che avete sollevato. E questa mia non è una reazione ma solo una semplice constatazione.
Constato con un certo sgomento (o forse con ammirazione per la capacità e la spregiudicatezza adottate), l’uso che fai, o meglio fate, tu e il conduttore strapagato, dei mezzi di comunicazione.
L’oblio a cui tutti siamo condannati se non riusciamo ad attirare l’attenzione ha colpito anche te. Il mega scrittore costretto a vivere sotto scorta (per questo non ti invidio e devo dire, per un periodo ti avevo anche ammirato), dopo il primo fortunato libro, originale se si vuole, oggi è a corto di argomenti che suscitino scalpore.
Oggi nemmeno la camorra fa più notizia. Questa società digerisce tutto anche dopo il mal di pancia per una denuncia di cose evidenti, quale hai fatto in “Gomorra”.
Adesso però il Covid-19 ha macinato tutto e tutti, spostando l’attenzione dei media su problemi più cogenti. Adesso nessuno si sognerebbe di pensare a Saviano. Allora cosa si fa per tornare in auge. Semplice. Si unisce il catalizzatore Coronavirus, a cui la stampa collega qualsiasi altra cosa, alla Camorra, all’Usura, al malaffare. Ma ciò non basta. È necessario tirare in ballo qualche categoria professionale.
I notai no, troppo potenti. Gli avvocati, manco a parlarne. I medici sono degli eroi in questo momento. Allora chi, se non i Commercialisti.
Categoria frastagliata, disunita e particolarmente debole. Gli hanno tolto tutte le prerogative. Li hanno costretti a lavorare gratis per lo Stato che ha spostato tutti gli adempimenti sugli studi professionali. Sono frustrati dalle continue scadenze. Sono i soggetti ideali.
Sono numerosi. Sono circa 129 mila in tutt’Italia quelli iscritti all’albo. Se poi aggiungiamo quelli non iscritti e altri consulenti, si può arrivare a 200 mila persone. Hanno dipendenti. Seguono le imprese. In ultima analisi sono una buona cassa di risonanza da colpire per fare scalpore.
E ci siete riusciti. L’indomani delle esternazioni, tutti ad indignarsi. Tutti a dimostrare. Tutti a protestare. Sembra un termitaio quando viene rotto il guscio che ricopre il nido. Tutti fuori.
Le cose da te dette, caro Saviano, sono offensive. Sono lesive della rispettabilità di una categoria che lavora e ha sempre lavorato per la legalità. Al di là di quello che viene percepito, è una categoria che è in prima linea, senza scorta, e che ne paga le conseguenze.
Ma il punto non è questo.
Il punto è che la categoria non è difesa. Non riesce a darsi rappresentanti autorevoli che siano in grado di farsi valere.
Una categoria che nessuno dovrebbe poter attaccare senza sentirsi fuori luogo e nel torto, trovandosi al cospetto di un’autorevolezza e dignità che è stata col tempo sottratta.
Saviano e Fazio sono solo gli ultimi della serie. Essi, se non giustificabili, sono comprensibili perché fanno il loro lavoro di attirare l’attenzione e restare sulla cresta dell’onda. Studiano a tavolino le battute e recitano alla perfezione la parte. Peccato però che lo fanno percependo una montagna di soldi pubblici che anche i Commercialisti contribuiscono a pagare.
[1] Da “L’anno che verrà” di Lucio Dalla.
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